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Yeshua

 

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Tana per la Madonna!  (Tropea- Madonna di Romania, Tindari- Madonna nera)

"Evviva a Madonna i' Rumaneeeaa!" (traduz: Viva la Madonna di Romania). Ogni anno il 9 settembre a Tropea (VV) il corale saluto si leva da ogni piazza, incrocio, balcone o "vinea" (traduz: vicolo) al passaggio della misteriosa icona in processione.

Da bambino attendevo con ansia quella data soprattutto per i sacchetti di ceci (i ciceri accalia), le palle di pezza e i "pirroccioli" (trottole di legno con uno spago per l'avvio) che la mia mamma mi comprava in occasione della processione della protettrice della città e della passeggiata tra le numerose bancarelle piazzate ovunque.

A quei tempi (più di 40 anni fa) la scuola iniziava ai primi di ottobre e a mia madre non sarebbe mai venuto in mente di anticipare il rientro a Roma rinunciando a questo prezioso appuntamento.

La Madonna nera venuta dall'est è di assoluta centralità per Tropea e per i suoi abitanti, al punto che a molte bambine viene dato il nome di battesimo "Romania".

Alla misteriosa icona, custodita nella cattedrale della città,  vengono accreditati miracoli d'ogni sorta: guarigioni, scampate distruzioni a seguito di terremoti e perfino il mancato scoppio di alcune bombe lanciate sulla città da aerei americani durante la II guerra mondiale!

Ma da dove viene questa Madonna e come è finita proprio a Tropea?

Un antico racconto ripreso da molti studiosi locali, al quale viene da tutti riconosciuta storicità indiscussa, "vuole che l’icona della Madonna, sfuggita alla persecuzione iconoclasta, viaggiasse su un’imbarcazione che, in prossimità di Tropea, si fermava in mezzo al mare, impossibilitata a proseguire oltre.

Per tre volte, come ricorda anche don Francesco Mottola, l’immagine bruna della Madonna Santa fu portata sullo scoglio completamente circondato, a a quel tempo, dal mare. Tre volte le offrirono le lodi di preghiera, tre volte fu riportata sulla nave tre volte il navarco diede l’ordine di partenza, ma la nave non si muoveva. Allora i marinai salirono in fretta all’Episcopio, dove al vescovo Teodoro era già apparsa la madonna, per annunciare la volontà della Vergine di venire a Tropea. Il popolo scese allora alla marina e portò la sacra immagine alla Cattolica. Da allora Tropea è denominata la “città di Maria” (Vito Teti, "Il senso dei luoghi. Memoria e storia dei paesi abbandonati" Donzelli editore, 2004 pg. 367).

 

 Che strana storia!

Così suggestiva e particolare da essere l'autentica..... fotocopia di un'altra (ovviamente altrettanto antica, "storica", certissima e... unica semmai qualcuno osasse dubitarne...!)

 

LA MADONNA DI TINDARI (poi dicono di essere contro la clonazione...)

"Secondo la tradizione, una nave di ritorno dall'Oriente, tra le altre cose, portava nascosta nella stiva un'Immagine della Madonna perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta. Mentre la nave solcava le acque del Tirreno, improvvisamente si levò una tempesta e perciò essa fu costretta ad interrompere il viaggio ed a rifugiarsi nella baia del Tindari, oggi Marinello.

Quando si calmò la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto.

Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma, solo quando, tra le altre cose, scaricarono la cassa contenente il venerato Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito." (cfr. http://www.santuariotindari.it/storia.htm)

Ma che roba!

Chissà se lo sapeva don Francesco Mottola, che oltretutto è stato dichiarato "Venerabile" da Papa Benedetto XVI in data 17 dicembre 2007...

Sembra che al tempo della persecuzione iconoclasta, le Madonne orientali non conoscessero altri modi che tirare il "freno d'emergenza" delle navi per farsi adottare a protettrici delle città calabresi e siciliane!

 
Stringiamo la mano agli antichi ideatori del "frottolone" (forse parenti) che in fondo non è che uno dei tanti che costellano l'immaginario cristiano e i suoi culti tribali.

Devo dire che i ceci (ciceri accalia) della festa della Madonna di Romania erano buonissimi... chissà se quelli di Tindari lo sono altrettanto...!

Giancarlo Tranfo