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Yeshua

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LA CROCE DI SPINE

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Giuda Didimo Tommaso ovvero... Theudas

 

L'appellativo Thomas che significa "gemello", gli fu dato, probabilmente, per la somiglianza con un fratello.

In Antichità Giudaiche lo incontriamo come promotore di un tentativo non riuscito di insurrezione messianica: era un “vizio di famiglia”!

Giuseppe Flavio parlandocene non evidenzia la discendenza da Giuda (o forse lo fece ma fu censurata…) ma, come già visto, dai Vangeli emerge chiaramente il suo rapporto di fratellanza carnale con Simone, Giacomo e “Gesù”.

 

Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso, aprendo loro un facile transito. Con questa affermazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Teuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme.  (68).

 

Giuda Didimo Tommaso o Teuda è l’apostolo “dubbioso”, chiamato Teuda da Marco e Matteo, indicato invece con il nome di Giuda soltanto da Luca.

Perché questa scelta di Luca?

L’estensore del “terzo” Vangelo e degli Atti degli Apostoli, per evitare pericolose sovrapposizioni tra rivoluzionari messianisti e santi discepoli, fece sparire Teuda (sostituendolo con Giuda) da tutti i suoi scritti, avendolo nominato negli Atti come ribelle, in particolare nel discorso in difesa degli Apostoli che avrebbe tenuto Gamaliele dinnanzi al Sinedrio.

Evidentemente Luca, come ciascun altro degli Evangelisti, si sforzò di garantire coerenza ai propri scritti considerandoli come unici ed esaustivi dei fatti narrati e senza minimamente pensare alle “illuminanti” evidenze conseguenti ad una lettura parallela di più canoni (se condotta con intelligenza ed acutezza) o ad una comparazione di questi con le preziose attestazioni di uno storico come Giuseppe Flavio.

Nel citato discorso di Gamaliele, appare peraltro evidente un ulteriore espediente posto in essere dall’Evangelista per confondere le già confuse idee del lettore:

 

“…prima d’ora sorse Teuda, dicendo di essere qualcuno; presso di lui si raccolsero circa quattrocento uomini; egli fu ucciso e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi e ridotti a nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente; anch’egli perì e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi.” (69).

 

La mano di Luca dovette tremare nel momento in cui scrisse il nome del padre “genetico” del vero “Gesù” senza, ovviamente, soffermarsi su alcuna sua notizia biografica..

Recuperata la lucidità, il santo Evangelista pensò bene di cambiare la storia e mise in bocca a Gamaliele, (illustre componente di un Sinedrio sepolto nelle opere di Giuseppe e “riesumato” a piacimento nel Nuovo Testamento) un discorso nel quale si invertono cronologicamente sia le gesta che la morte di Giuda il Galileo e di Teuda, e si tace sulla discendenza diretta del secondo dal primo.

Morto così il figlio prima del padre, il lettore meno attento (e meno a conoscenza degli scritti di Giuseppe Flavio), grazie a questo maldestro errore cronologico di portata generazionale, è dissuaso e allontanato da qualsiasi associazione di idee o parallelo tra i santi Apostoli, assolti grazie a tale provvidenziale arringa, e i componenti della nota e terribile famiglia dalle ambizioni messianiche e regali.

Da notare, infine, che Luca fa tenere a Gamaliele il suo discorso in difesa degli Apostoli arrestati guardandosi bene dal fargli dire quanti e chi essi fossero.

Se lo avesse fatto, qualcuno si sarebbe sorpreso, a contarne molti di meno dei canonici dodici (o, escludendo l’iscariota, undici).

In effetti, morti il primogenito di Giuda (sul quale in seguito ci soffermeremo a lungo) e Teuda, e calcolato inoltre che i dodici santi Apostoli altro non furono che quattro (opportunamente moltiplicati) inquieti fratelli di stirpe davidica, c’è da presumere che dinnanzi al Sinedrio oltre a Giacomo e Simone, di nuovo arrestati e giustiziati poco dopo, non vi fosse che Giuseppe, del quale parleremo non prima di aver completato il ritratto degli altri già menzionati Apostoli-fratelli.

 

Un’ultima considerazione: che fine hanno fatto i capi d’accusa in base ai quali Teuda, Giacomo e Simone furono condannati?

Per gli Atti degli Apostoli Teuda, come abbiamo appena visto, fu condannato perché diceva di “essere qualcuno” (chi?) mentre Giacomo e Simone furono arrestati da Erode Agrippa che, non sapendo come “ammazzare il tempo” (altrimenti perché?)… “cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa”.

Come spiegare poi il silenzio di Giuseppe Flavio?

Conoscendo lo stile e la precisione dello storico, resta difficile credere che originariamente non abbia fornito esaustive spiegazioni sulle ragioni che giustificarono la crocifissione di due sobillatori come Giacomo e Simone e addirittura la mobilitazione di un intero squadrone di cavalleria per sedare la ribellione organizzata dal terzo (Teuda)…!