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Yeshua

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LA CROCE DI SPINE

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CRISTIANESIMO E MITRAISMO

 

Nel recepimento sincretistico, da parte del nascente cristianesimo, dei miti preesistenti, giocò un ruolo fondamentale l’antico culto mitraico, che originandosi dallo zoroastrismo assunse proprie connotazioni nel periodo ellenistico, diffondendosi nel mondo greco romano (inizialmente soprattutto nell’ambito militare) già a partire dal II secolo a.c. (6).

La riconversione in cristianesimo paolino del messianismo giudaico dovette fare i conti con questo "concorrente", diffusosi a macchia d’olio in seno a tutte le classi sociali.

Anche Mitra era un "Dio di importazione" e proveniva, come Gesù o il Dio ebraico, da un territorio conquistato.

La fede mitraica era di indole "buona" (anche se praticata attraverso liturgie a sfondo sacrificale di una certa crudezza) e si ispirava all'uguaglianza ed all'amore verso i deboli ed i poveri .

Le affinità con il cristianesimo sono sorprendenti.

Mitra," Luce del Mondo" e punto di incontro tra cielo e terra, faceva parte di una trinità divina.

Il suo concepimento avvenne miracolosamente (forse dal seme di un dio come per Attis) e fu una roccia a partorirlo nei giorni della rinascita del sole (solstizio d’inverno, intorno al 25 dicembre) mentre nella variante persiana fu partorito da una vergine, ritenuta per questo “Madre di Dio”, al cospetto di alcune entità in adorazione (assimilabili ai pastori che adorarono Gesù).

Mitra, che si identificava con il sole, ebbe dei discepoli, restò celibe e predicò l’astinenza dalla sessualità.

Nella variante persiana morì e risorse per poi ascendere al cielo, da dove era previsto ritornasse alla fine dei tempi per giudicare l’intera umanità in occasione di quel confitto finale che avrebbe segnato la vittoria della “luce” divina sulle “tenebre” infernali.

La fine della sua missione in terra fu segnata da una cena con i suoi discepoli.

 

Il rito battesimale consentiva l’ingresso del fedele nella comunità, mentre con quello eucaristico si entrava in comunione con il dio mangiando il pane imbevuto nel vino, simboli del suo corpo e del suo sangue.

Il giorno dedicato alle celebrazioni era la domenica e la gerarchia sacerdotale, in tutto simile a quella della Chiesa cattolica, era composta da più livelli, il più elevato dei quali era quello del “Padre dei Padri”, la cui forma abbreviata, riportata su alcune epigrafi, era Pa.pa!

Perfino i paramenti sacri indossati nelle cerimonie presentavano analogie con quelli adottati nella liturgia cristiana, al punto che ancora oggi il cappello vescovile è chiamato “mitra”.

 

Alla nascente Chiesa cristiana dell'età post-costantiniana non parve vero di averla spuntata “sul filo del rasoio” contro un simile rivale!

Le prime vittime dell'intolleranza cristiana (a parte quelle interne tacciate di eresia) furono proprio i fedeli di Mitra, barbaramente trucidati, mentre i loro templi furono distrutti e su di essi furono edificate chiese (7).

Cosa sarebbe accaduto se nelle valutazioni di Costantino, e nella sua conseguente scelta il culto mitraico avesse acquistato più peso di quello cristiano?

Oggi saremmo tutti seguaci di un uomo/dio diverso ma avremmo a che fare con una fede assolutamente simile anche se al posto del crocifisso a capo del letto, avremmo un uomo col mantello che lotta con un toro a sua volta punto nei testicoli da uno scorpione!

Se tutto questo fosse accaduto, cosa avremmo pensato oggi, da seguaci della fede mitraica, se ci avessero parlato di un antico culto scomparso nel quale si adorava un uomo figlio di Dio, nato da una vergine in una grotta, morto in croce e resuscitato dopo tre giorni?

Superstizioni dettate dall'ignoranza degli antichi!

Scopiazzature della nostra fede, quella dell'unico Dio vero... col mantello rosso!

In fondo è “mancato un pelo” affinché tutto ciò accadesse e questo, forse, dovrebbe propiziare qualche riflessione…