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Yeshua

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LA CROCE DI SPINE

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IL QUARTO VANGELO: ANALISI E CONFRONTO CON I SINOTTICI

 

Il Vangelo detto di Giovanni è stato compilato, secondo la cronologia delle fonti ufficialmente adottata (sulla quale abbiamo già espresso profondi dubbi), intorno all'anno 100 d.c. nei pressi di Efeso.

Poiché si tratta di una fonte che non condivide con le altre alcuna comune radice, non si può escludere né una compilazione successiva né una precedente a quella degli stessi sinottici.

A differenza dei sinottici, che dovettero fare i conti con le imposizioni della cultura romana e degli adattamenti di paolina ispirazione, il quarto Vangelo reca elementi distintivi che, ad un esame approfondito, ne lasciano supporre la derivazione diretta da fonti primitive e autentiche (riferite ovviamente alla controfigura umana del mito di Gesù di Nazareth e non al mito stesso, frutto di una creazione sincretistica ad essa storicamente ispirata).

Tutto ciò, ovviamente, non è sufficiente ad affermare che il quarto Vangelo rappresenti una testimonianza storica attendibile, ma soltanto che il "corpo" della struttura originale (anch'essa comunque pesantemente condizionata da successive aggiunte e adattamenti) è maggiormente riconoscibile rispetto a quanto non lo sia nei tre sinottici.

Nell'intera composizione, ma principalmente nella parte iniziale, il racconto reca gli inconfondibili segni di un'ispirazione lirica e appassionata ispirata all’eterno e vero principio ancestrale del logos.

È un testo che si distingue nettamente dagli altri tre, oltre che per i contenuti, anche per lo stile più elaborato e per gli elementi squisitamente simbolici, di sapore misterico e di ispirazione gnostica, che condizionano profondamente il tessuto narrativo.

Tali diversità rispetto ai sinottici sono palesi ed innegabili anche per la Chiesa, che da sempre annaspa nel tentativo di conciliarli nell'artefatto "unicum" proposto dai pulpiti.

Nei tre Vangeli sinottici i personaggi dei dodici apostoli vengono elencati: il quarto Vangelo, al contrario, non riporta alcun elenco preciso, limitandosi a nominarli nel corso della narrazione, mano a mano che questi compaiono.

Fin qui, naturalmente, non ci sarebbe niente di singolare, se non dovessimo però constatare che, in realtà, alcuni nomi o appellativi sono diversi e in tutto si raggiungono solo otto identità.

Discordanze, infine, si registrano su altri personaggi presenti solo nei sinottici e non nel testo detto di Giovanni: i genitori di Giovanni Battista, Elisabetta e Zaccaria, i due miracolati per resurrezione, vale a dire la figlia di Giairo e il figlio della vedova di Nain.

Altri personaggi, al contrario, sono presenti solo nel Vangelo di Giovanni e non nei sinottici: Nicodemo, Lazzaro e le sue sorelle, Marta e Maria.

Per la verità il solo Luca parla di Marta e Maria, ma non le colloca in un preciso contesto geografico (Betania) così come non accenna alla fratellanza con Lazzaro:

 

"Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta" (74).

 

In tal modo, mancando una chiara caratterizzazione dei personaggi, effettuata, invece, con esattezza e insistenza nel testo giovanneo, i nomi si perdono nel racconto e le due figure scompaiono nell’oblio dell’anonimato. In pratica sono presenti attraverso i gesti che compiono, ma è come se non ci fossero nelle identità.

D’altra parte anche il personaggio di Lazzaro è assente nei testi sinottici, e questo fa pensare che in essi si sia celato qualche motivo particolare per omettere le identità dei componenti di questa famiglia, i quali svolgono delle funzioni di grande importanza nel quarto Vangelo.

Un ulteriore aspetto di una certa singolarità del quarto Vangelo è la mancanza del nome di Maria che, con riferimento a Gesù, viene sempre menzionata come "sua madre" (75).