RITORNA ALLA HOME PAGE

  

                        

Yeshua

Ritorna all'ingresso della sezione "la croce di spine"

ritorna all'indice

Dai un giudizio sul libro

ACQUISTA IL LIBRO

LA CROCE DI SPINE

Ritorna al capitolo: Testimonium Flavianum - Riflessioni sulle fonti storiche - Il problema della datazione dei manoscritti - Quarto Vangelo: analisi e confronto con i sinottici- L'incredibile censura del Vangelo di Marco - La controfigura sinottica dello stesso Lazzaro

 

 

Note al Capitolo 1 (sono presenti le sole note richiamate nelle parti pubblicate)

 

6) Già dal secolo XVI con Gifanio e Osiandro, vennero avanzati i primi dubbi sull’autenticità del passo. Tra gli autori che si sono schierati in difesa di essa, emergono nomi di larga fama quali F. K. Burkitt, A. von Harnack, C. G. Bretschneider e R. H. J. Schutt.

 

7) Guerra Giud., VI: 6.

 

8) Cfr. Historia Ecclesiatica I: 11; Demonstrati evangelica III: 3, 105-106. Quella di Eusebio di Cesarea fu soltanto la prima menzione del passo dal secolo XI in giù: ciò è sufficiente soltanto ad escludere l’ipotesi di un inserimento successivo a tale periodo nel corpo dell’opera.

 

9) Origene, Commentarium in Matthaeum,  X:17. Sull’ignoranza dei Padri della Chiesa del II e III secolo circa l’esistenza del Testimonium, cfr. per tutti L. Cascioli, La morte di Cristo, Cristiani e Cristicoli, stampato in proprio, Viterbo, 2007.

 

10) Origene, Contra Celsum I:47.

 

11) A questo giungono praticamente tutti gli autori che citano l’ignoranza di Origene per negare autenticità al brano.

 

12) I riferimenti al solo nome di Gesù, presenti in alcuni altri passi quali Ant. XX: 200; Ant. XVIII: 116-119, non sono che tardive aggiunte di copisti “ispirati”, tanto è vero che, se omessi dai racconti nei quali appaiono, lasciano integra e scorrevole la narrazione.

 

13) Guerra Giud., II: 13, 4-6.

 

14) Cfr. Ant. Giud., XVIII:60- 62 e 65- 80. Se F. Giuseppe ritenne necessario descrivere per intere pagine e con dovizia di dettaglio la vicenda dell’intrigo amoroso di Mundo e della riottosa signora Paolina, c’è solo da immaginare quanto avrebbe dovuto scrivere sulla straordinaria esistenza, morte e resurrezione di Gesù di Nazareth appena nominato prima e subito liquidato con poche e ammirate parole!

 

15) Lc., 3:1, 3 “nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare…

 

16) Ant. Giud., XVIII:106, 6.

 

17) Secondo G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Religioni, Oscar Saggi Mondadori, rist. 2007 (prima ed. 1941), pg. 178, l’anno della morte di Cristo è il 30 in quanto, partendo dall’assunto che la sua vita durò 33 anni, e considerando i dati astronomici dei vari anni del quarto decennio, si arriva a tale anno a seguito di una serie di considerazioni nelle quali entrano a far parte i riferimenti cronologici dei Vangeli come fossero oro colato…

 

18) Ant. Giud.,  XVIII:116, 2.

 

19) Il Testimonium Flavianum in Antichità Giudaiche è collocato in XVIII:63, mentre la narrazione della vicenda del Battista, del quale peraltro, ammesso e non concesso che entrambi le parti siano autentiche,  F. Giuseppe parla molto di più di quanto non faccia di Gesù, è collocata molto oltre, in XVIII:116.

 

20) Mt., 14:1, 2

 

21) Mc., 1:14

 

22) Lc., 23:7- 12.

 

33) con esclusione del già trattato Testimonium che F. Giuseppe non sognò mai di scrivere o che scrisse in maniera totalmente diversa.

 

34) Timothy Freke & Petr Gandy, The Jesus Mysteries, Was the original Jesus a pagan god?, Sunday Times Bestsellers, 1999.

 

35) cfr. L. Cascioli, La Favola di Cristo, Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù, 2001.

 

36) Se ne discorrerà a lungo nel capitolo dedicato ai "temi centrali".

 

48) L. Cascioli nella sua opera La Favola di Cristo, cit., nega che nel corso del I secolo possa essere stato redatto alcun Vangelo ed afferma, invece, che i primi Vangeli, così come l’avvento del mito di Gesù di Nazareth, risalgono ad un periodo compreso tra il II e il III secolo.

 

49) La mancanza di certezza sulla datazione del frammento al 125 d.c. trapela anche dall’evidente possibilismo espresso da C. H. Roberts, citato da G. Bastia nell’articolo disponibile in Internet Identificazione del papiro di Rylands. Infatti C. H. Roberts, nell’articolo  An  Unpuplished Fragment of the Fourth Gospel in the John Rylands Library, Manchester University Press, 1935, afferma: “On the whole, we may accept with some confidence the first half of the second century as the period in wich P. Ryl. Gk 457 was most probably written”.

 

50) B. Nogbri, The Use and Abuse of P52: Papyrological Pitfalls in the Dating of the Fourth Gospel, Harvard Theological Review, 98, 2005, cit. in Identificazione del papiro di Rylands, cit.

 

51) Si tratta dell’ abbreviazione di due o tre caratteri, usata per identificare Gesù, così come nell’A.T. Dio viene identificato con il tetragrammaton “YHVH”. La “nomina sacra” nelle antiche scritture non viene mai riferita a profeti, illuminati o santi ma solo ed esclusivamente alla divinità. Pertanto, l’uso che ne viene fatto con riferimento a Gesù, è indicativo della qualità divina che allo stesso è riconosciuta dall’estensore dello scritto e, più in generale, nell’epoca alla quale esso risale. Qualcuno arriva ad ipotizzare la presenza della nomina sacra già in P52 (e quindi fin dal 125 d.c., secondo la datazione paleografica) sulla base del numero, ritenuto plausibile, di 30-32 caratteri alle righe 2 e 5 della porzione recto del frammento. Si tratta ovviamente di una deduzione basata su mere ipotesi sticometriche (numero di caratteri per riga tra i quali ricomprendere l’abbreviazione), forzate da fervore mistico ed ansia di conferme testimoniali sull’antichità dell’idea della divinità di Cristo.

 

52) cfr. per tutti C.P. Thiede, Qumran e i Vangeli, Ed. Massimo -Milano 1992.

 

53) Cfr. Vangelo e Storicità, Un dibattito, a cura di Stefano Alberto, i libri dello spirito cristiano, Biblioteca Universale Rizzoli, pg. 53.

 

54) cfr. per tutti Bruce M. Metzger, Il testo del Nuovo Testamento, introduzione allo studio della Bibbia, Supplementi 1, Paideia Editrice, 1996, pg. 239. L’autore muove tre obiezioni tecniche all’identificazione del frammento con Mc. 6, 52-53, concludendo che “non è probabile che il frammento appartenga al secondo Vangelo e, in ogni caso, la datazione assegnatagli è certo eccessivamente precisa e troppo rigidamente delimitata”.

 

74) Lc., 1: 38-42.

 

75) Gv., 2:1;  2:5;  2:12;  6:42;  19:25;  19:26;  19:27.

 

98) Per un dettagliato resoconto sulle circostanze della scoperta e sul successivo dibattito scientifico inerente la sua autenticità cfr. B. D. Ehrman, I Cristianesimi perduti- apocrifi, sette ed eretici nella battaglia per le Sacre Scritture, Carocci Editore, trad. it. 2005, pg. 93 e segg. Il testo della lettera fu copiato da un amanuense, forse dall’originale perduto, sull’ultima pagina di un antico libro edito nel XVII sec. conservato nella biblioteca dell’antico monastero nel quale Smith stava svolgendo un lavoro di catalogazione. La maggioranza degli studiosi che hanno esaminato il testo si sono pronunciati per l’autenticità dello stesso, soprattutto sulla base delle peculiarità insite nei costrutti linguistici e nel lessico che sembrano essere effettivamente ascrivibili a Clemente d’Alessandria.

 

99) v. il dialogo con Nicodemo – Gv., 3:3-8.

 

100) Vangelo di Filippo, 21 e 63.

 

101) Il khechari mudra degli yogi tantrici, prevede il seppellimento reale dell'adepto sotto uno spesso strato di terra.

 

102) Gv., 11:6.

 

103) Idem, 11:16.